Alias Domenica
Torchio in prigione, con esattezza materica e sensoriale
«Cattivi», il nuovo romanzo dello scrittore torinese classe 1970, da Einaudi Notevole coesione stilistica: periodi brevissimi, icastici; parole, gesti e cose sbalzati e gravi. Maurizio Torchio mette in scena così l’io narrante di un recluso
Maurizio Buscarino, una foto della serie «La prigione», da M. B., «Il teatro segreto» – Leonardo Arte, 2002
«Cattivi», il nuovo romanzo dello scrittore torinese classe 1970, da Einaudi Notevole coesione stilistica: periodi brevissimi, icastici; parole, gesti e cose sbalzati e gravi. Maurizio Torchio mette in scena così l’io narrante di un recluso
Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 22 febbraio 2015
«Ti senti meglio, diceva mia madre, se le parole ti calzano bene». Chi parla è un «cattivo», ovvero, per ben nota strada etimologica, «prigioniero» e «malvagio». È il protagonista del nuovo romanzo di Maurizio Torchio (Torino, 1970) ora uscito per Einaudi, Cattivi (pp. 186, euro 19,00). Un ergastolano che nell’infanzia è stato educato al valore delle parole: ne conosce la differenza col vuoto, e sa che in carcere non si può mentire, altrimenti «resti da solo, con quella voce che non è tua». Le sue parole sono lisce e compatte, ce le passa con la stessa consistenza, con la stessa...