Visioni
Traviata 2.0 La sfida vinta di Tcherniakov
Scala Il regista russo realizza un adattamento verdiano che parla contemporaneo. Sfidando chi percepisce l'opera come un'illusione del passato. Straordinaria Diana Damrau, Violetta nel corpo e nel gesto
un momento de La Traviata – foto Brescia Amisano, cortesia teatro alla Scala
Scala Il regista russo realizza un adattamento verdiano che parla contemporaneo. Sfidando chi percepisce l'opera come un'illusione del passato. Straordinaria Diana Damrau, Violetta nel corpo e nel gesto
Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 9 dicembre 2013
Fabio VittoriniMILANO
I conservatori per partito o per pigrizia si aspetteranno una recensione al vetriolo sull’allestimento scaligero di Traviata. Lo spettacolo, a detta di molti, è stato sciatto, irrispettoso delle altezze vertiginose della musica verdiana, contraddittorio con la mistica di Violetta eroina romantica che per amore arriva al sacrificio di sé. Occorrerebbe però conoscere meglio Verdi e i suoi intenti naturalistici per esprimere un’opinione plausibile: «Una puttana è sempre una puttana» ebbe a dire il compositore difendendosi dalle astruse richieste censorie del Teatro La Fenice di Venezia, dove l’opera debuttò, e non finì di lanciare strali contro l’imposizione di retrodatare un dramma...