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Trisorio, l’opera d’arte è corpo sociale

Trisorio, l’opera d’arte è corpo socialeDa sinistra, Fabio Mauri, Lucio Amelio, Gabriella Lonardi, Joseph Beuys, Pasquale Trisorio, foto Elisabetta Catalano

"Studio Trisorio. Una storia d'arte", Electa Una Napoli elettrizzante anni settanta nel segno del trasversalismo, da Joseph Beuys alla videoarte. Il gallerista Pasquale Trisorio raccontato dalla moglie Lucia e dalla figlia Laura

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 8 marzo 2020
Lo scatto è del 13 novembre 1972: Josef Beuys, cappello di feltro in testa, giubbotto chiaro e il suo classico borsello a tracolla, cammina con un passo pieno di convinzioni verso l’obiettivo e quindi verso di noi. È un’immagine che accoppiata al suo famoso titolo, La rivoluzione siamo noi, avrebbe segnato un’epoca. Intorno a Beuys si scorge uno scenario un po’ delabré, da architettura mediterranea decaduta: è quello di Villa Orlandi ad Anacapri, una bellissima costruzione di fine Settecento in abbandono che due anni prima Pasquale Trisorio aveva accettato di risistemare e far rivivere. Trisorio, ai tempi, faceva parte della...

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