Alias Domenica
Trombadori, piazze e rovine dietro gli occhiali fumé
A Roma, Galleria d'Arte Moderna, "L’essenziale verità delle cose" Al museo di via Crispi torna Francesco Trombadori, un caso che Roberto Longhi, nel 1925, vedeva sotto specie olandese. Nature morte, ritratti, paesaggi: sempre «filtrare il vero»
Francesco Trombadori, Il Colosseo, 1958, Roma, Galleria d'Arte Moderna
A Roma, Galleria d'Arte Moderna, "L’essenziale verità delle cose" Al museo di via Crispi torna Francesco Trombadori, un caso che Roberto Longhi, nel 1925, vedeva sotto specie olandese. Nature morte, ritratti, paesaggi: sempre «filtrare il vero»
Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 21 gennaio 2018
Massimo RaffaeliROMA
Ammirato dal lume lenticolare di una natura morta che assemblava da destra a sinistra un bricco da caffè, un ventaglio, un violino e un piatto in ceramica a striature bluettes (la piccola tela che poteva rammentare persino un Baschenis era esposta alla «Terza Biennale Romana», Palazzo delle Esposizioni, primavera del 1925), pare che Roberto Longhi annotasse sul taccuino una firma del tutto onoraria, Rachel van Trombadorhuysum. Il suo era un atto di riconoscimento e, insieme, di affezione per un’arte di perizia olandese che nei decenni si sarebbe confermata. L’artista allora quarantenne, Francesco Trombadori (Siracusa 1886-Roma 1961), era già riconoscibile fra i...