Alias Domenica
Turchi, l’outsider veronese
Daniela Scaglietti Kelescian, il catalogo ragionato di AlessandroTurchi, Scripta edizioni In Alessandro Turchi detto l'Orbetto oggi apprezziamo la spigliatezza nel giostrare colore veneto, disegno romano, naturalismo, aspetto che invece lo penalizzò nella Roma del Seicento e oltre
Alessandro Turchi detto l’Orbetto, "David con la testa di Golia", già New York, Sotheby’s, 2016
Daniela Scaglietti Kelescian, il catalogo ragionato di AlessandroTurchi, Scripta edizioni In Alessandro Turchi detto l'Orbetto oggi apprezziamo la spigliatezza nel giostrare colore veneto, disegno romano, naturalismo, aspetto che invece lo penalizzò nella Roma del Seicento e oltre
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 28 marzo 2021
Il 16 gennaio 1632, Alessandro Turchi detto l’Orbetto (1578-1649) testimoniò ad un processo le cui carte restituiscono, come nessun’altra fonte è in grado di fare, un vivido affresco della scena pittorica romana, allora straordinariamente vivace. L’imputato era Fabrizio Valguarnera, un nobile palermitano decaduto che nel 1629 aveva rubato dei diamanti a Madrid. A Roma, forte di quella refurtiva, egli aveva trattato con maestri quali Poussin, Cortona, Sacchi, Valentin de Boulogne, Lanfranco, e anche con quel veronese oggi forse meno noto dei suoi colleghi, ma allora sulla cresta dell’onda come loro. La commissione Valguarnera ci dà proprio la misura del successo...