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Twittare per (non) esistere
Verità nascoste I «grandi comunicatori» dicono poco in realtà perché nel loro sforzo di catturare l’attenzione perdono il contatto con se stessi e si appiattiscono sul bisogno del consenso
Verità nascoste I «grandi comunicatori» dicono poco in realtà perché nel loro sforzo di catturare l’attenzione perdono il contatto con se stessi e si appiattiscono sul bisogno del consenso
Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 3 maggio 2014
Non esiste «celebrità» dello spettacolo, politici inclusi, che non «twitti». Perfino il nostro presidente del consiglio, a cui l’alta responsabilità della sua funzione consiglierebbe di fare (in modo sobrio) più che dire, si diletta a giocare con frasi ad effetto che lasciano il tempo che trovano (non tanto buono). Cosa spinge i personaggi della mondanità che dominano lo spazio pubblico, a ricorrere ad aforismi che non potendo essere distillati di saggezza (questo prodotto manca nei magazzini) sono regolarmente insapori o gaffes vere e proprie (nel migliore dei casi)? Questi personaggi non devono al Twitter il loro successo e la loro...