Cultura

Ulan Bator, le radici piantate in una yurta

Ulan Bator, le radici piantate in una yurta

Intervista Un'intervista con lo scrittore francese di origini armene, a Roma come ospite al festival «Libri Come» dell'Auditotium Parco della Musica. «Quando si pensa al nomadismo si immaginano delle persone gioiose che si muovono liberamente in vasti spazi naturali. Ma la realtà è ben diversa. Quale che sia la parte del mondo di cui parliamo, si tratta piuttosto di una tecnica di sopravvivenza in un ambiente ostile»

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 14 marzo 2018
«Guarda questo deserto, Yeruldelgger. È il nostro paese. Grandioso. Severo. Violento. Tutti credono che siamo nomadi bonari nei nostri spazi sterminati, ma in realtà lottiamo contro di esso giorno e notte. A renderci forti è proprio questo paese crudele che c’insegna a combatterlo e a rispettarlo sin dalla nostra più tenera infanzia». Con La morte nomade (Fazi, pp. 414, euro 18,50), si compie l’ultimo, definitivo capitolo delle indagini dell’ex commissario della polizia di Ulan Bator, Yeruldelgger, tra i protagonisti più originali del nuovo noir europeo. Come uno sbirro d’altri tempi che si affida però in questo caso ai consigli degli...

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