L’umiliazione è vero può portare alla voglia di riscatto a partire da un’ ingiustizia. Ma nella maggior parte dei casi porta al classismo, alla denigrazione, a favorire bassa autostima e a segnare Il destino di tanti studenti.
Voler utilizzare l’umiliazione come strumento educativo significa, come scrive Filippo Barbara nel suo articolo, ritornare ad un sistema autoritàrio. Gli insegnanti di oggi non hanno bisogno di questo strumento, hanno bisogno di lavorare in classi dove sia permesso Il dialogo educativo, dove sia permesso educare ( levare Il meglio) ogni studente valorizzandone lo stile cognitivo, dove non sia favorita la competizione per le competenze ma la crescita umana in primis e poi formativa dei bambini e dei ragazzi, dove non vi sia la corsa ai programmi ma lo sviluppo del pensiero critico, dove non siano ammassati gli studenti ma dove ci sia lo spazio fisico ed intellettuale per ognuno di essi.
Il ministro se intende restituire dignità e autorevolezza agli insegnanti, lavori perché questa professione sia tutelata dai tagli indiscriminati e dalla burocrazia che mina la performance educativa.
Parlare di metodi umilianti e proporli come soluzione è l’ ennesima sconfitta della polìtica e l’ ennesima conferma di un governo fascio-borghese che cerca in continuazione capri espiatori da punire Ed emarginare per rendere forte la sua ideologia e celare Il non sapere fare istituzionale.
I minori, i giovani tutti hanno bisogno di essere accolti, valorizzati Ed istruiti perché rappresentano Il nostro futuro e vorrei che Il futuro non fosse una sterile e pericolosa sostituzione di loro.