Cultura
Un comunista «eccentrico» che sapeva guardare lontano
Il profilo Insisteva sulla necessità di concepire la democrazia come una struttura di potere, negli stessi termini in cui il ’68 aveva posto il tema, cercando nuove forme di partecipazione
Aldo Tortorella, Mario Tronti e Pietro Ingrao – foto di Mario Sayad
Il profilo Insisteva sulla necessità di concepire la democrazia come una struttura di potere, negli stessi termini in cui il ’68 aveva posto il tema, cercando nuove forme di partecipazione
Pubblicato più di un anno faEdizione del 8 agosto 2023
Mario Tronti aveva uno stile inconfondibile. Ho sempre trovato affascinante il suo modo di scrivere, lapidario, secco, senza troppe circonvoluzioni, quasi uno specchio di quel suo decisionismo teorico che lo portava ad ammirare (lo ascoltai a Siena nella sua Università moltissimi anni fa) spregiudicatamente Carl Schmitt considerandolo il Lenin della borghesia. Comunista, è sempre stato per così dire eccentrico. Operaista, ha rimpianto di essere stato troppo vincolato al suo libro Operai e capitale e in particolare al capitolo su Marx a Detroit. Un libro e un capitolo che fecero epoca. Sapeva certamente cosa fosse diventata Detroit dopo il crollo dell’industria...