Editoriale

Un condor sul trespolo della redazione

Un condor sul trespolo della redazione

Lo spillo «la Repubblica» e la memoria

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 23 settembre 2020

 

Sul trespolo nella redazione de «la Repubblica» non c’è un merlo, ma un condor, il rapace che si nutre delle carcasse degli animali. Un merlo proprio no, lui è gentile e squillante, ha un becco giallo certo da furbo ma consapevole, di uno che la storia la conosce al volo.

E invece no, chi ha firmato ieri «Cucù» – la rubrichetta sedicente ironica – vale a dire Francesco Merlo, è stato sfacciatamente ignorante e menzognero nel mostrarsi a tutti i costi «controcorrente» rispetto ai ricordi affettuosi e positivi, e da molte parti, per Rossana Rossanda.

Dunque, secondo il nostro condor, Rossana Rossanda, che viene radiata col gruppo del Manifesto a fine 1969, «condivise gli orrori del comunismo». Con un po’ d’invidia, avvertiamo, la chiama «Gran Dama».

Poi rincara la dose: «Disciplinata nemica del marmo stalinista». Ma tutti sanno che visse indisciplinatamente e in conflitto nel Pci le vicende del 1956, e che fu proprio l’indisciplinata difesa della Primavera di Praga all’origine della sua radiazione; e che negli anni Settanta promosse ben due convegni sulle crisi dei paesi dell’Est.

Mica è finita. «S’invaghì del castrismo» dice il condor: ma tutti sanno invece che il suo rapporto con Castro fu burrascoso, al punto che il libro di Karol sulla rivoluzione al potere a Cuba fu ufficialmente criticato a l’Avana.

Ma la perla vera – carognata, visto il pennuto sul trespolo – è l’accusa sulla Cina.

Scrive il nostro: e poi s’invaghì «della feroce Cina di Mao compresa la Tiananmen…». Rossana Rossanda ha difeso il tentativo di un Paese del Terzo Mondo, tale era la Cina ancora negli anni Sessanta e Settanta, di costruire un nuovo modello di sviluppo e di dichiararsi fuori dalle sfere d’influenza, di Usa e Urss; lì c’era stata una rivoluzione originale, dove i contadini, diversamente dall’Urss staliniana, venivano ascoltati e non espropriati ai fini della costruzione di una potenza industriale; quella «arretratezza» che camminava sulle «proprie gambe» era il tentativo di non ripetere le tragedie del socialismo reale.

E la Tiananmen? Apriamo l’archivio al pennuto condor, così può leggere l’attacco dell’89 al Deng della Tiananmen – perché con Deng vince la «linea capitalista» – scritto proprio da Rossana Rossanda.

E per finire, la beccata finale: basta schierarsi dalla «parte del torto» come faceva la «Gran Dama»: «..allora avevano ragione i vituperati riformisti, anche se meno glamour».

Eppure è sulla nostra pelle che abbiamo pagato il peso degli insegnamenti «riformisti» di un giornale come «la Repubblica» impegnato dalla nascita nel 1976 – Il manifesto esisteva già da 5 anni – ad insegnare il «riformismo» al Pci.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento