Un cortile per due
Ogni campagna elettorale gioca le sue carte decisive sul piccolo schermo, rito eterno come la santa messa la domenica. I comizi, la rete, i blog, le nicchie twittanti fanno brodo, […]
Ogni campagna elettorale gioca le sue carte decisive sul piccolo schermo, rito eterno come la santa messa la domenica. I comizi, la rete, i blog, le nicchie twittanti fanno brodo, […]
Ogni campagna elettorale gioca le sue carte decisive sul piccolo schermo, rito eterno come la santa messa la domenica. I comizi, la rete, i blog, le nicchie twittanti fanno brodo, richiamano i praticanti, ma è la televisione che imbriglia nelle larghe maglie della sua grande rete la massa dei fedeli. L’esito del 25 maggio è dentro la televisione che ne ha disegnato volti e linguaggio.
Chi sarebbe oggi Renzi senza l’asfissiante, interminabile replica delle sue apparizioni televisive? E di cosa discuteremmo senza le urla e lo sguardo allucinato di Grillo? Chi ha trasformato le elezioni europee più importanti degli ultimi anni in un referendum Grillo-Renzi, tutto giocato nel cortile di casa, con qualche vago riferimento a trattati da cambiare? Chi ha istintivamente espulso il discorso compiuto sulla grande guerra economica che ci vuole solo spettatori? Questo gioco naturalmente non prevede una Lista di candidati che le telecamere non riconoscono, non concepisce una proposta politica che sfida le regole dell’arena fino al punto di non avere un leader nazional-popolare, ma un candidato greco dal nome impronunciabile e, dietro di lui, uomini e donne che non urlano, non insultano, conosciuti solo da chi legge e da chi fa politica nel territorio. E’ la sinistra cosmopolita, europea, che punta a superare la soglia del 4 per cento sfidando la sirena del voto utile contro le destre(«contro Grillo voto Pd turandomi il naso»).
Con queste armi, assai sensibili al richiamo del più forte, è andata in onda la sit-com “Casa Vianello” con Grillo-Mondaini e Vespa-Raimondo. Una moglie arrabbiata che parla, spiega, inveisce e un marito che ostenta la sorda pazienza dell’indifferenza («F35, slot, editoria, pensioni, vado al governo e i soldi li trovo», «Ma chi vi ci manda a palazzo Chigi, ma con chi lo fate il governo?»). Una collaudata commedia che ha fatto il pieno di tele-elettori. Quattro milioni e il 26% di share (con picchi fino al 33%), più di due milioni over 55 dei quali un milione e mezzo over 65.
Il pubblico che Grillo voleva raggiungere, gli ascolti che Vespa sognava di guadagnare. Un’audience avanti con gli anni, ma abituata a seguire nell’ora tarda i delitti più efferati, e infatti Vespa, dopo un’ora di trasmissione, ha salutato l’ospite dando appuntamento ai telespettatori con un «ci vediamo dopo la pubblicità con la ragazza sfregiata».
Grillo avrà catturato qualche voto con il suo collaudato numero dell’uno-contro tutti, ma appena si è seduto sulla amena poltroncina bianca il “Format” ha preso il comando sull’illustre castigamatti. «La mia è una rabbia buona, non sfascio vetrine, non meno poliziotti», si giustificava il vecchio leone. «Va bene, adesso bevi, non ti bagnare, rilassati, respira», lo confortava il collaudato domatore.
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