Cultura
Un dispositivo di totem e tabù
Giorno della memoria Nella celebrazione, si corre il rischio di affrontare un tempo senza storia. Facile quindi travisare, rimanendo stretti tra banalizzazione (tutto è Auschwitz), sacralizzazione (Auschwitz è tutto) e negazione (Auschwitz è niente)
Sigalit Landau, «O my friends, there are no friends», 2011 (Padiglione israeliano alla 54/ma Biennale, 2011)
Giorno della memoria Nella celebrazione, si corre il rischio di affrontare un tempo senza storia. Facile quindi travisare, rimanendo stretti tra banalizzazione (tutto è Auschwitz), sacralizzazione (Auschwitz è tutto) e negazione (Auschwitz è niente)
Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 27 gennaio 2016
È come se una sorta di consenso di massima, veicolato attraverso una rigida procedura istituzionale, quella che aveva portato una quindicina d’anni fa all’istituzione del Giorno della Memoria con un’apposita legge, si fosse progressivamente indebolito, fino a ripiegare su se stesso. Ad alcuni, allora, poteva sembrare il punto d’arrivo di un lungo percorso di sensibilizzazione storica e civile; oggi a non pochi pare che ci si trovi dinanzi ad una cristallizzazione. Le iniziative in corso d’opera sono e rimangono molte, soprattutto sul piano didattico, ma la stanchezza e, a tratti, i timori non solo di un approccio retorico bensì anche...