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Un tuffo nell’Italia migliore

Un tuffo nell’Italia miglioreLe ragazze italiane del nuoto artistico medaglia d’argento (dietro l’Ucraina) nell’"highlights routine" a squadre – Ap

Europei di nuoto A Roma finisce con una pioggia irripetibile di medaglie per la nazionale più forte di sempre, che diventa un modello da studiare. Ceccon, Quadarella, Paltrinieri e oltre, vincono gruppo, talento e inclusione

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 23 agosto 2022

Non è l’estate delle Olimpiadi di Tokyo, va chiarito. Quelli sono stati frammenti di tempo in cui i pianeti si sono allineati con l’Italia al centro del mondo dello sport, in 10 minuti l’oro in sequenza di Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi e poi l’oro della 4×100. Irripetibile. Ma se si riuscisse a evitare l’inevitabile paragone, al Foro Italico nei giorni scorsi si è scritto un pezzetto di storia.

ITALIA DOMINANTE nel medagliere degli Europei di nuoto, una pioggia di metalli, 67 in totale, 35 conquistati in vasca, 12 nell’artistico, altrettanti nei tuffi, sei nelle acque libere e due nei tuffi dalle grandi altezze, al loro esordio continentale. E poi, gli ori a profusione, ben 24. E una serie di campioni che formano la nazionale di nuoto più forte di sempre.

I nomi sono ormai conosciuti. Paltrinieri, Ceccon, Martinenghi, Razzetti, Pilato, Quadarella. Ma ce ne sono molti altri, Minisini, Pellacani con i cinque podi nei tuffi, Panziera, Acerenza con due ori in un giorno (10 km in mare e staffetta di fondo). Menu ricco, ricchissimo, pietanze tutte di qualità in ogni giorno di gara.

La fotografia dell’exploit italiano al Foro è la 4×100 mista vinta con quattro secondi di vantaggio sulla Francia: Ceccon, Martinenghi, Rivolta, Miressi, un’esibizione di potenza che si è vista nell’era contemporanea forse nella 4×100 di atletica con la Giamaica di Usain Bolt e James Blake alle Olimpiadi di Londra 2012 che scese sotto i 37 secondi. Manifesta superiorità.

 

Galossi e Paltrinieri dopo la vittoria della staffetta 4 x 800 stile libero (Ap)

 

LA COPERTINA DEGLI EUROPEI però va a Gregorio Paltrinieri, da dieci anni motore azzurro sugli 800 e 1500 metri, tre ori e un argento per gradire, è la saldatura tra la precedente generazione, quella di Federica Pellegrini, e la nuova valanga azzurra. Un fuoriclasse che due mesi fa ai Mondiali di Budapest è arrivato quarto in finale degli 800 e ha dovuto leggere, ascoltare pareri illuminati sul suo tramonto. Tre ori in pochi giorni di gare. E nelle acque di Ostia ha centrato anche la 5 km, dalla piscina al mare, il talento d’altronde è talento e i campioni sono quelli che rispondono sul campo, nei denti, ai detrattori. Tra gli europei solo Laszlo Cseh, altro totem della vasca, ha vinto più di lui. Ora l’obiettivo sono i tre ori ai Giochi di Parigi.

MA OLTRE GREG c’è Thomas Ceccon, una specie di fulmine sui 50 metri, baffi alla Mark Spitz, una specie di cubo di Rubik anche per gli spagnoli, che da mesi studiano il modello italiano, unico a reggere il passo degli americani, anche più dei britannici (in assenza dei russi), dal ruolo centrale dei centri federali all’attenzione dedicata dai tecnici alle staffette, motore formidabile per fare gruppo e affinare le capacità agonistiche dei nuotatori.

 

Thomas Ceccon (Ap)

 

Un sistema che ha prodotto 23 medaglie in più rispetto agli Europei di due anni fa. La punta del sistema, in termini di prestazioni, è stata senza dubbio Ceccon, che sempre secondo gli spagnoli – lo scrive El Pais – ha battuto le leggi della fisiologia nei 100 dorso, con più bracciate nei primi 50 metri che nella seconda parte di gara, un caso raro nella biomeccanica sopraffatta dal talento.

PER IL VELOCISTA VENETO, ORO nei 50 farfalla, nei 100 dorso, nella 4×100 stile libero, il fenomeno degli Europei, nessuno prima di lui agli Europei era andato a medaglia in tre diverse discipline. Alla fine le sue medaglie sono state sei, un bottino che vale una carriera. Tre medaglie sono arrivate ai Mondiali ungheresi, lo sguardo è la sfida ai fenomeni americani alle Olimpiadi francesi.

Federica Pellegrini, che di grandezza ovviamente se ne intende e che se il fisico avesse risposto magari sarebbe stata in vasca a testimoniare il passaggio del testimone, aveva fissato in alto l’asticella, dieci ori agli Europei per l’Italia era la base di partenza. Sono stati addirittura 18, la Divina ha fatto centro e deve far riflettere il suo monito rivolto all’Italia calciocentrica, ai tifosi che vanno all’Olimpico per una partita di campionato mentre a pochi metri, al Foro (che pure ha contato alla fine 55mila spettatori complessivi e anche gli ascolti tv sono stati notevoli), si scriveva la storia del nuoto italiano.

Tra le sue eredi, anche in altre specialità, si sono segnalate Benedetta Pilato, 16 anni, oro nei 100 rana (oro anche ai Mondiali), argento nei 50 rana e la capacità di mantenere le aspettative con il mito della Pellegrini che corre con lei nella corsia affianco e che si è ripresa dallo choc dello scorso anno ai Giochi olimpici, con l’eliminazione in batteria.

Simona Quadarella, imprendibile sui 1500 (Ap)

EPPOI SIMONA QUADARELLA, oro negli 800 e 1500 stile libero, una delle sicurezze della nazionale azzurra da anni, che ora conta otto medaglie europee e quattro mondiali, oltre al bronzo olimpico negli 800 a Tokyo. Tra gli uomini, in scia a Ceccon e Paltrinieri c’è quel portento dei 100 rana di Nicolò Martinenghi, che vince praticamente a metà corsa ed è da considerare ormai l’erede ufficiale della leggenda gallese Adam Peaty, uno di quelli che ha perso davvero poche gare in carriera e che rilancia la sfida per i Mondiali del prossimo anno e per le Olimpiadi.

Infine, Giorgio Minisini, quattro ori nel nuoto artistico e l’esibizione con Arianna Sacripante, atleta con sindrome di Down sulle note di Imagine. Talento e inclusione, lo sport al suo meglio.

 

Il quartetto italiano medaglia d’oro a Roma nella staffetta 4X100 maschile stile libero (Ap)

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