Una fame autoinflitta come nutrimento per la superstizione
Emma Doneghue
Alias Domenica

Una fame autoinflitta come nutrimento per la superstizione

Storia irlandese Ambientato nell’Irlanda rurale dell’800, «Il prodigio», tradotto da Neri Pozza, ricalca i racconti veri delle «digiunanti», che, esibite come un miracolo, sembrava potessero vivere a lungo senza mangiare
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 12 marzo 2017
«Il digiuno era una cosa lenta: lungo come la fame, si dice. Era una porta sprangata. Una fortezza inespugnabile. Digiunare equivaleva a lasciarsi andare, scivolare nel vuoto, e dire no, no e ancora no…». Sono queste poche frasi a rivelare il cuore dell’ultimo romanzo di Emma Donoghue, Il prodigio (traduzione di Massimo Ortelio, Neri Pozza, pp. 301, euro 17,00) giocato interamente su una delle parole chiave della grammatica identitaria d’Irlanda, che spicca per una drammatica evocatività, al tempo stesso contingente e universale: hunger. A metà del diciannovesimo secolo gli irlandesi attraversarono un periodo noto nei libri di storia come The...

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