Editoriale

Avete tenuto in vita il manifesto, mi abbono anch’io

Avete tenuto in vita il manifesto, mi abbono anch’ioValentino Parlato – Marco Cinque

Ho letto e condivido pienamente l’appello «Urgente per l’Europa» pubblicato in prima pagina dal manifesto del 22 dicembre, con le firme autorevoli di Etienne Balibar, Alberto Burgio, Luciano Canfora, Enzo […]

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 31 dicembre 2013

Ho letto e condivido pienamente l’appello «Urgente per l’Europa» pubblicato in prima pagina dal manifesto del 22 dicembre, con le firme autorevoli di Etienne Balibar, Alberto Burgio, Luciano Canfora, Enzo Collotti, Marcello De Cecco, Luigi Ferraioli, Gianni Ferrara, Giorgio Lunghini, Alfio Mastropaolo, Adriano Prosperi, Stefano Rodotà, Guido Rossi, Salvatore Settis, Giacomo Todeschini, Edoardo Vesentini. Vale ancora notare che questo appello è stato ripreso e sostenuto da Barbara Spinelli su la Repubblica del successivo 24 dicembre. Appello cui aderisco anch’io.

L’analisi dell’appello è del tutto convincente e vale ricordare che non da oggi il manifesto scrive che l’attuale Europa, senza unità politica e con l’obbligo del pareggio di bilancio (messo anche in Costituzione) produce solo disoccupazione e miseria, genera i «forconi» e altre manifestazioni eversive e disperate. Marginalizza e impoverisce anche il ceto medio e dà alimento alla destra, non solo in Grecia, ma anche in Francia e Spagna. In Italia la sinistra è pressoché dissolta. Di fronte a questa crisi globale la politica delle singole nazioni non basta ci vuole una politica unitaria europea che sappia reggere il confronto con l’attuale governo della Troika (Fondo monetario, Banca Centrale Europea, Commissione Europea). Il manifesto per il suo passato, il suo radicamento, il significato che da più di quarant’anni ha assunto nella sinistra, lo rende lo strumento naturale a raccogliere la sfida dell’attuale crisi, che non è solo economica ma anche politica e culturale.

Per questa ragione aderisco alla campagna abbonamenti lanciata dal manifesto. La sua sopravvivenza, soprattutto con questa crisi che malgrado le rassicurazioni ottimiste del governo è lungi dal risolversi e di fronte alla divisione e al disorientamento della sinistra, è fondamentale.

Ciò non toglie che permangono tutte le ragioni che un anno fa mi avevano spinto a dimettermi dal giornale insieme ad altri compagni, dopo le dimissioni di Rossana Rossanda e che avevano provocato la disaffezione dei circoli che tanto hanno contribuito a sostenere il manifesto. In effetti è già trascorso più di un anno. Va dato merito ai compagni rimasti di aver saputo tener in vita il manifesto. A mio parere resta tuttavia del tutto aperto il problema di una profonda discussione politica.

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