Editoriale

Ventriloqui e controfigure dello zar

Ventriloqui e controfigure dello zar

Mentre i veri big (Salvini e Renzi), al far della sera si esibiscono su Facebook lasciando la sua dependance (il Parlamento) a ventriloqui (i capigruppo) e controfigure (il presidente del […]

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 25 luglio 2019

Mentre i veri big (Salvini e Renzi), al far della sera si esibiscono su Facebook lasciando la sua dependance (il Parlamento) a ventriloqui (i capigruppo) e controfigure (il presidente del consiglio), proprio nella giornata in cui si sarebbe dovuto metterlo nell’angolo, il sovranista putiniano raccoglie i frutti di una giornata trionfale che, a buon diritto, gli fa dire, in una delle tante «dirette» a prova di smartphone, «andiamo avanti non ci ferma nessuno».

Naturalmente e innanzitutto il ministro dell’interno trionfa sul sì del governo al Tav, contemporaneamente incassa la fiducia sul provvedimento-bandiera della sicurezza contro i migranti, e apoteosi, non si presenta neppure sui banchi del senato (in fondo è un senatore di questa repubblica) a spiegare le bugie plateali sulla brigata Savoini. Basta e avanza il presidente del consiglio, corso a difenderlo pur se con qualche puntura di spillo.

Se poi al medagliere aggiungerà anche il Lombardo-Veneto con qualche trucco sulla secessione dei ricchi, allora se non i rubli potrà incassare quanto meno il ruolo di zar. E trascorrere una serena vacanza rallegrata dal doppio spettacolo delle convulsioni dei grillini costretti a ingoiare un gigantesco rospo ferrato, e delle scazzottate che imperversano nel Pd, secondo il collaudato e rinomato autolesionismo praticato a sinistra.
Oltretutto il Pd si è unito proprio alla schiera salviniana nell’applauso, senza se e senza ma, allo sblocco del tunnel in val di Susa. Tanto per ribadire, renzianamente, che nessun voto pentastellato sfiorerà mai i confini del Nazareno. A tutto vantaggio della durata dell’attuale maggioranza.

Finché il Pd inneggia al Tav, fino a quando si unisce, con l’Emilia Romagna, al vento del Nord, e finché resta fuori campo sull’immigrazione, il governo può dormire sonni tranquilli, per questa e per la prossima legislatura. Con buona pace dei grandi giornali improvvisamente colpiti, in questo torrido scorcio di luglio, dal carisma del premier. Confondendo il Conte di oggi con il blasonato e liberale conte torinese.

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