Grazie infinite ad Alessandro Portelli per quello che ha scritto su Giovanna Marini e il manifesto ha pubblicato.
Un ritratto di artista affettuoso e commovente. Dagli anni 70 del secolo scorso l’avevo persa di vista e di orecchio, ma la notizia della sua scomparsa, questo articolo appassionato e il riascolto di molti suoi pezzi, mi hanno fatto rivivere nitidamente il ricordo di come ebbi la fortuna di ascoltarla.
Seduta su una sedia con la sua chitarra, in una sala poco illuminata e senza impianti di amplificazione di una casa del popolo fiorentina, circondata da vicino da poche decine di giovani ascoltatori seduti su altrettante sedie sparse e molto attenti, regalava con semplicità e generosità quote abbondanti di cultura popolare, musicale, storica e politica. Che la sua voce, il suo strumento e la sua capacità comunicativa un po’ austera e autorevole, trasformavano facilmente in momenti di forte coinvolgimento per la mente e per il cuore di chi era presente. E di straordinaria scoperta o riscoperta di un mondo musicale popolare per lo più sconosciuto o dimenticato, da parte di una generazione come quella degli anni 70, totalmente immersa negli stilemi e nella cultura folk/rock americana e britannica.
Perciò ancora un grazie all’autore dell’articolo e al manifesto.
E, soprattutto, grazie a Giovanna Marini per quello che ha fatto ed ha saputo donare.