Visioni
Viaggio in Abhkazia. Epistolario di una nazione
Intervista Eric Baudelaire in concorso a FilmMaker con «Letters to Max», dove affronta attraverso la temporalità delle lettere il bisogno identitario di un paese. «Dopo questo film sono diventato più consapevole di quanto sia fragile il concetto di stato. Ho capito quanto sia friabile la finzione che viviamo»
una scena da Letters to Max, sotto il regista Eric Baudelaire
Intervista Eric Baudelaire in concorso a FilmMaker con «Letters to Max», dove affronta attraverso la temporalità delle lettere il bisogno identitario di un paese. «Dopo questo film sono diventato più consapevole di quanto sia fragile il concetto di stato. Ho capito quanto sia friabile la finzione che viviamo»
Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 3 dicembre 2014
Cecilia ErminiMILANO
Catturare un dialogo attraverso la temporalità delle lettere, legittimare con le immagini il bisogno identitario di uno stato rifiutato dal resto del mondo. Eric Baudelaire da molti anni, attraverso la fotografia, l’arte e il cinema, domanda continuamente allo spettatore di non credere a tutto quello che vede ma di chiedersi che cosa sta guardando e di essere trascinati in una temporalità cinematografica dove tutto è possibile. È il caso di Letters to Max, in Concorso a Filmmaker dove il rapporto sonoro/immagine, anche quando può sembrare illustrativo, di fatto è dato da assonanze, ironia e scarti che implicano un lavoro più...