Alias Domenica
Viaggio nei bassifondi dove la rivoluzione è una risposta tardiva
Classici russi In una nuova traduzione, da Fazi, il saggio del 1882 «Che fare, dunque?», dove il romanziere russo osserva l’ingiustizia sociale del proletariato urbano, proiettando su un piano collettivo la sofferta analisi interiore della «Confessione», scritta poco prima
Ivan Nikolaevic Kramskoj, «Tolstoj», 1873
Classici russi In una nuova traduzione, da Fazi, il saggio del 1882 «Che fare, dunque?», dove il romanziere russo osserva l’ingiustizia sociale del proletariato urbano, proiettando su un piano collettivo la sofferta analisi interiore della «Confessione», scritta poco prima
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 5 marzo 2017
In un giorno imprecisato dell’autunno 1901 Anton Cechov confidò a Ivan Bunin riferendosi a Lev Tolstoj: «…quello che più mi colpisce in lui è il disprezzo che nutre per noi scrittori. Ci considera dei bambini. Per lui i nostri racconti, le novelle, i romanzi sono solo giochi puerili». Con la sua innata sensibilità, Cechov coglieva un aspetto della cosiddetta «conversione» tolstoiana, forse meno visibile di altri, ma non per questo meno essenziale, e cioè quella critica spietata che, a partire dai primi anni ottanta, il conte di Jasnaja Poljana aveva indirizzato non solo verso il proprio ceto, ma anche e...