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Vietare chatGpT non risolve, ma è cambiato il campo di gioco
Big data e IA La questione più scottante sono i dati usati da OpenAI per addestrare il sistema, scelti sia tra le fonti presenti in internet, sia tra corpora acquisiti da fornitori di terza parte. Il Garante ha alzato la bandierina del guardalinee: se siamo di fronte a uno scrivente autonomo, va rispettata la regola di chi pubblica ciò che scrive
Un’illustrazione di ChatGPT
Big data e IA La questione più scottante sono i dati usati da OpenAI per addestrare il sistema, scelti sia tra le fonti presenti in internet, sia tra corpora acquisiti da fornitori di terza parte. Il Garante ha alzato la bandierina del guardalinee: se siamo di fronte a uno scrivente autonomo, va rispettata la regola di chi pubblica ciò che scrive
Pubblicato più di un anno faEdizione del 4 aprile 2023
Il provvedimento del Garante per la Privacy del 30 marzo scorso nei confronti di OpenAI, la società che gestisce la piattaforma di ChatGPT, il servizio di chat che è in grado di interagire con gli utenti in vere conversazioni, ha sollevato un vespaio di polemiche. Siamo tutti d’accordo che sia ingiusto risolvere le difficoltà poste dalle tecnologie esclusivamente a colpi di divieti, soprattutto se solo italiani. Tuttavia, nell’intervento del Garante ci si limita a una provvisoria sospensione del trattamento dei dati di coloro che si trovano in territorio italiano, adottando una misura temporanea, connessa all’apertura di un’istruttoria. OpenAI ha deciso...