Visioni

Vincente Minnelli tra sogni, maschere e corpi

Vincente Minnelli tra sogni, maschere e corpiFred Astaire e Cyd Charisse in una scena di «The Band Wagon» (1953)

Libri Daniela Turco rilegge il cinema del grande regista nei legami con la pittura e il pensiero filosofico

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 6 aprile 2021
Se dal punto di vista iconografico, dell’invenzione di forme atte al racconto, di soluzioni narrative fuori dalla Storia e costruite invece intorno alle sagome viventi, alla loro plastica, di cui si nutre il cinema, Mank risulta abbastanza anodino, incolore; invece per quanto riguarda l’illustrazione chiaroscurale – dove l’incolore allora diviene strumento espressivo fondamentale –, cioè la rappresentazione stratificata della Hollywood tra la fine degli anni Trenta e l’inizio dei Quaranta, il film di Fincher è interessante nell’illustrazione che fa delle contraddizioni legate alle grandi produzioni, tese tra sfoggio, spreco di mezzi e speculazione; grettezza d’idee e spazio lasciato a tematiche...

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