Visioni

Vite rinchiuse dentro i confini dello stereotipo di genere

Vite rinchiuse dentro i confini dello stereotipo di genere

Al cinema «Normal» di Adele Tulli, una riflessione sul concetto di normalità all'interno di modelli dominanti che si tramandano da secoli

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 9 maggio 2019
Una bambina che sta per indossare i suoi primi orecchini, motociclisti in erba che spingono a tutto gas (più preoccupati di obbedire alle aspettative paterne che realmente presi dall’agone sportivo), una fabbrica in cui si confezionano giocattoli: assi da stiro e pentoline per le bimbe, instradate fin da piccole all’accudimento del nido, giochi di meccanica per i maschietti, di certo più portati per mansioni qualificanti. Imprinting che rispondono naturalmente a un canone consolidato e tramandato per secoli. Sport «tipicamente maschili», pratiche estetiche ad uso femminile e corsi di coolness per aspiranti «maschi alfa». Situazioni comuni, «normali» in una società omologante...

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