Alias Domenica
Vladislav Vanchura, un pastiche neobarocco per beffarsi del nuovo
Classici Tramite la potente macchina metaforica del suo grandioso romanzo, «La fine dei vecchi tempi», l'autore ceco sbeffeggia il mondo a venire: siamo nel 1934, sull’orlo del baratro
Josef Čapek, «Natura morta cubista».
Classici Tramite la potente macchina metaforica del suo grandioso romanzo, «La fine dei vecchi tempi», l'autore ceco sbeffeggia il mondo a venire: siamo nel 1934, sull’orlo del baratro
Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 1 dicembre 2019
«Voi volete ascoltare una narrazione elegante, e ben sapete cosa ad essa si confà, e insistete affinché – nello stormire del vento – io mi ponga a disegnare un racconto che si snodi simile a un ruscello…. Volete vedere il luccichio del suo fluire e l’incresparsi delle vicende attraverso le quali il tempo ci concede di sfogarci con le parole o di tacere. Volete seguire un’onda dopo l’altra e un avvenimento dopo l’altro, nell’ordine prestabilito e assegnato… ma questa mia narrazione muta spesso tempo, spesso luogo, e procede saltando di palo in frasca. – Nondimeno permettetemi ancora un breve istante...