Alias Domenica
Tre orsi, due lingue e ricordi di nevi mai viste
Narrativa del Sol Levante Giapponese approdata in Germania negli anni Ottanta, Tawada Yoko adatta l’iconocità della sua lingua madre al tedesco, con risultati sorprendenti: «Memorie di un’orsa polare» da Guanda
Kitaoka Fumio, «Forest Path», 1992
Narrativa del Sol Levante Giapponese approdata in Germania negli anni Ottanta, Tawada Yoko adatta l’iconocità della sua lingua madre al tedesco, con risultati sorprendenti: «Memorie di un’orsa polare» da Guanda
Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 10 dicembre 2017
«Non ho che una lingua, e non è la mia», scriveva Derrida nel suo Il monolinguiso dell’altro. Proprio questo paradosso, che cristallizza le costruzioni fantasmatiche di categorie quali la «madrelingua» o il possesso innato di un corpus di suoni e significati che definirebbero identità stabili, si riverbera con una forte eco nell’opera di Tawada Yoko, una delle autrici contemporanee più unanimemente apprezzate in tutti i paesi in cui è stata tradotta. Nata a Tokyo nel 1960, Tawada ha ricevuto i più importanti riconoscimenti della critica in Giappone, ma anche in Germania, sua patria d’elezione dove vive dagli anni Ottanta; arrivò...