Cultura
Yona Friedman, l’architetto dell’utopia che voleva farsi realtà nella vita
Scomparse Lavorò per l’Onu e l’Unesco in Africa e Asia a soluzioni per favorire l’autocostruzione
Yona Friedman (Budapest, 1923 - Parigi, 2020)
Scomparse Lavorò per l’Onu e l’Unesco in Africa e Asia a soluzioni per favorire l’autocostruzione
Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 22 febbraio 2020
Con Yona Friedman (Budapest, 1923 – Parigi, 2020) scompare l’ultimo degli utopisti, ma concretissimi, contemporanei, come lo furono Paolo Soleri, Kisho Kurokawa, e Cedric Price. Ebreo sopravvissuto fuggendo dai nazisti rifugiandosi ad Haifa, nel 1957 si trasferì a Parigi, la città che ha eletto a centro delle sue molte attività culturali. Perché Friedman non è stato solo un architetto nel suo significato tradizionale di progettista, ma un infaticabile animatore culturale. Già con il suo Manifeste de l’architecture mobile al C.I.A.M. di Dubrovinik (1956) è stato l’antesignano di un’architettura che superava il funzionalismo dell’alloggio, eredità del Razionalismo degli anni Venti e...