Europa

1989, il fantasma della libertà

1989, il fantasma della libertàUna tavola del fumettista Gerhard Seyfried tratta dal suo libro «Flucht aus Berlin»

Dal crollo all’annessione Ad abbattere il muro di Berlino, ormai infragilito da innumerevoli crepe, fu una moltitudine ingabbiata desiderosa di libertà senza aggettivi. A definire e governare l’ordine che ne sarebbe seguito fu invece un liberismo dogmatico e severo, scarsamente mitigato dal paternalismo dei grandi partiti popolari della Bundesrepublik, che oggi ne stanno pagando con il proprio declino le conseguenze

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 6 novembre 2019
I sintomi evidenti di una crisi irreversibile della Repubblica democratica tedesca si erano ormai pienamente manifestati, e sempre più intensamente a partire dall’arrivo di Gorbaciov al Cremlino nel 1985, quando nel novembre di trenta anni fa il suo confine, simbolico e materiale, si sgretolò con incredibile rapidità, travolto da una spinta improvvisa e incontrollabile. Non da un processo negoziale o politicamente governato, né da una “rivoluzione liberale”, come alcuni sostengono, e nemmeno da un’insurrezione popolare. Sembrava di assistere a un fenomeno naturale potente e ineluttabile. Così, ciò che poteva essere agevolmente previsto, divenne oggetto di sorpresa, di stupore, di sconcerto....

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