A Sega di Ala trionfa Martin e comincia un altro Giro
Contagiro tappa 17 Succede tutto ciò che non era successo fino ad ora al Giro nella frazione da Canazei a Sega di Ala, salita inedita. Succede che mette una tappa nel carniere Martin, dopo averlo già fatto a Tour e Vuelta, e lo fa al culmine di un’impresa di quelle grandi
Contagiro tappa 17 Succede tutto ciò che non era successo fino ad ora al Giro nella frazione da Canazei a Sega di Ala, salita inedita. Succede che mette una tappa nel carniere Martin, dopo averlo già fatto a Tour e Vuelta, e lo fa al culmine di un’impresa di quelle grandi
Succede tutto ciò che non era successo fino ad ora al Giro nella frazione da Canazei a Sega di Ala, salita inedita. Succede che mette una tappa nel carniere Martin, dopo averlo già fatto a Tour e Vuelta, e lo fa al culmine di un’impresa di quelle grandi.
Succede che viene attaccata duramente la maglia rosa di Bernal, e – a volte incredibilmente nel ciclismo moderno ce lo scordiamo – se si attacca si può far male. Succede che chi fa più danni è Yates, che resuscita dalla crisi di Cortina e riapre un Giro che in troppi avevano dato per finito. Succede che in discesa cade ancora Nibali nostro, non è proprio la sua annata, e che con lui naufraghi Ciccone. Visto quanto successo a inizio tappa ci si aspettava, in molti, il solito tran tran. Via la fuga massiccia (sono 20), gruppo a inseguire per onor di firma e, casomai, qualche secondo rosicchiato da qualcuno in vista del traguardo.
La prospettiva cambia nella valle che porta i corridori verso il colle di San Valentino: in quella, Yates mette i suoi a tirare, e la fuga rimane a tiro. Lungo la salita, a tratti arcigna, è Martin a scremare la compagnia degli evasi, gli rimangono alle ruote Moscon, Pedrero e Bouchard, ma il distacco si assottiglia sotto i colpi della Bike Exchange. Pare più una maniera per provare a centrare l’alloro di giornata che non per ribaltare la corsa, lo scetticismo è molto e nessun altro dà manforte.
La rincorsa prosegue nella discesa fatale ai nostri Nibali e Ciccone, e imboccando l’ascesa verso Sega di Ala il vantaggio dei fuggitivi è ridotto a poco più di un minutino. Vistosi perso, Martin semina gli altri in cerca del colpaccio.
Profilo affilato e gran nasone, pedala con tutto il corpo, spostandolo in avanti a ondate regolari. Pare proprio un picchio verde, di casa nei boschi di quassù, e sarà forse lo spirito dell’animale totemico che gli permette di resistere alla bagarre scatenata alle sue spalle e trionfare felice sul traguardo.
Più indietro il primo ad allungare è Almeida dopo che l’andatura imposta dai gregari di Bernal aveva mandato a gambe ritte Carthy, Bardet e Vlasov. È venuto il momento per Yates di provare a dare un senso al lavorio dei suoi, e lo fa scattando en danseuse una, due, tre volte.
Per paradosso Bernal cede proprio quando il suo Martinez si riporta in testa a provare a metter ordine. A quel punto si involano Yates e Almeida, se ormai la tappa è scivolata via il Giro è ancora vivo. Frattanto Bernal, raggiunto da Caruso e sotto la sferza di Martinez, che si agita come un tifoso più che come un gregario, salva ingobbito la maglia rosa. È cominciato un altro Giro.
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