Internazionale

A Tijuana tra «el bordo» e gli Usa

A Tijuana tra «el bordo» e gli UsaProtesta sul confine Playas de Tijuana – Luca Celada

Usa/Messico Con Trump le deportazioni sono all’ordine del giorno. Sui barrios ispanici di San Diego è calata la paura: milioni rischiano di trovarsi al di là del confine e in una città straniera

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 9 luglio 2017
I torpedoni, autobus bianchi con l’insegna della Homeland Security, arrivano due, tre volte al giorno. Si fermano nella rotonda davanti al reticolato di confine e scaricano il loro cargo. I passeggeri sono i deportati di Trump, a volte 2-300 al giorno. Arrivano con l’uniforme in dotazione ai prigionieri dei centri di detenzione dove di solito hanno passato la notte prima di venire accompagnati a uno dei valichi – in questo caso quello di San Ysidro che divide i sobborghi meridionali di San Diego da Tijuana, la metropoli messicana che, rigonfia di un flusso costante di nuovi arrivati da sud, dal...

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