Cultura

Almone, dall’arcadia alle mitiche battaglie

Almone, dall’arcadia alle mitiche battaglieIl ninfeo di Egeria (la ninfa che divenne fonte sciogliendosi in lacrime alla morte di Numa Pompilio), nel parco della Caffarella a Roma

LUNGO GLI ARGINI / 11 Il primo a immortalarlo fu Virgilio, nel settimo libro dell’Eneide. Era il figlio del pastore delle stalle reali di Latino: addomesticò un cervo, che poi venne ucciso da Ascanio. Fu proprio sulle sue rive che Rea Silvia incontrò Marte. Il resto è leggenda. Oggi il fiume è una fogna riempita di veleno quotidiano. I quattro macrodescrittori - ossigeno disciolto, azoto ammoniacale, azoto nitrico e fosforo - segnano rosso. La Valle della Caffarella, dove «scorre» in parte, è un diamante incastonato nella pancia di una capitale cementificata, malgrado le statistiche dicano che quanto a verde segue Parigi e Amsterdam

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 25 agosto 2022
Cambiano, immemori, i tempi. Sotto re, consoli e cesari, l’Almone era sacro. Almo, come la fertilità; come l’Alma Venus cantata da Lucrezio, voluttà degli uomini e degli dei. Salvatore, perché sulle sue sponde il fato aveva sfiancato Annibale, tanto che ogni primavera era battezzata nelle sue acque l’icona di Cibele. Almone il santo: perché Pietro, proprio dove il cartaginese fallì, sfuggì al topos del rifiuto dell’eroe per accettare il martirio. Oggi l’Almone non solo è un rivo strozzato che gorgoglia, causa siccità, ma anche una fogna riempita di veleno quotidiano. Il 21 aprile, giorno del Natale di Roma, l’Arpa Lazio...

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