Nonostante tutti gli appelli umanitari comunque sottoscrivibili, mi sembra assai improbabile ci possa essere una tregua natalizia, cattolica e/ o ortodossa che sia. Perché in questa fase è evidente che favorirebbe la possibilità per il governo ucraino di ripristinare, almeno in parte, la rete di produzione energetica per quasi la metà distrutta dagli attacchi russi. Ed è altrettanto evidente che in queste condizioni, in via di peggioramento con l’addentrarsi nell’inverno, il paese ucraino non potrebbe reggere ed il suo governo sarebbe costretto a chiedere una tregua senza porre condizioni, anzi alle condizioni della federazione russa. In altri termini, la situazione bellica sul terreno favorevole alla Russia e alla strategia dei suoi generali, fa prevedere che Putin non accoglierà nessun appello per una tregua e proseguirà con determinazione nel colpire sistematicamente tutte le infrastrutture energetiche ucraine, fino al suo cedimento incondizionato.
Senza contare poi la variabile delle forniture civili e militari dei paesi Nato e degli Usa, che potrebbero essere accellerate e incrementate durante una eventuale tregua, in particolare con i sistemi mobili antimissile americani Patriot. Ciò potrebbe portare, oltre che ad una ulteriore pericolosa escalation bellica internazionale, sicuramente ad un irrigidimento russo nei confronti di qualsiasi ipotesi di tregua e/o pace e ad una maggiore determinazione nella attuazione della strategia distruttiva in atto.
In questi ultimi giorni le uniche parole sensate sul conflitto mi pare siano venute da due personaggi campioni del fronte occidentale, anche se in epoche assai diverse, Henry Kissinger e Boris Johnson. Entrambi hanno sostenuto la concessione alla Russia della Crimea e di parte del Donbass, quella parte già controllata dalle milizie filorusse prima del 24 febbraio scorso, per avviare finalmente seri negoziati di pace. In alternativa, ove Putin rifiutasse la proposta, un referendum popolare nel Donbass sotto controllo internazionale.
Tutto il resto, compresi gli appelli umanitari, temo lascino il tempo che trovano.