Editoriale

Avanti col «Progetto Faro», grazie anche al manifesto e al Premio Ferrari

Avanti col «Progetto Faro», grazie anche al manifesto e al Premio Ferrari

Care compagne e cari compagni della redazione de il manifesto, la decisione di utilizzare parte del premio che anche quest’anno la Giuria del premio indetto dalle Cantine Ferrari ha voluto […]

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 29 ottobre 2016

Care compagne e cari compagni della redazione de il manifesto, la decisione di utilizzare parte del premio che anche quest’anno la Giuria del premio indetto dalle Cantine Ferrari ha voluto attribuire al manifesto per la copertina con la foto di Ayan Kurdi trovato morto sulla spiaggia di Bodrum nel settembre dello scorso anno, per sostenere i progetti della nostra organizzazione in favore dei minori stranieri non accompagnati che sbarcano in Sicilia, ci ha molto colpito e vogliamo ringraziarvi.

Il «progetto Faro», che sarà il beneficiario di questa importante donazione, si propone l’aiuto psicologico a quei minori che hanno subito traumi nella loro lunga odissea per giungere finalmente sulle coste dell’Europa.

Le vicende di questi minori rispecchiano e amplificano, come in uno specchio deformante, le vicende comuni a quasi tutti i migranti: storie di violenza, soprusi, violazione dei più elementari diritti umani. Ma, nel caso dei minori, esiste una componente che spesso viene sottovalutata: da come accoglieremo questi ragazzi e queste ragazze costruiremo una modello di Europa basato sull’inclusione, il rispetto delle identità culturali, dei Diritti umani fondamentali o, al contrario, un continente che esclude prima quelli che bussano alle sue porte e poi, via via, tutti gli altri che richiedono il rispetto dei diritti di cittadinanza anche al suo interno.

Ma c’è di più.

Da come ascolteremo le loro storie, da come riusciremo a tirarli fuori dalle tragedie immani che molti di loro hanno vissuto, formeremo una memoria dell’accoglienza che resterà impressa nella loro formazione e, un domani, quando molti di loro saranno cittadini di uno qualunque degli Stati che oggi compongono l’Unione, farà la differenza nelle scelte, sul da che parte stare, se contribuire o meno alla creazione di quel melting pot che rappresenta la vera ricchezza dei fenomeni migratori o, invece, lasciarsi sedurre dalle lusinghe del fondamentalismi, religiosi o politici.

Infine, ci tengo a dirlo perché mi sembra in grande coerenza con la scelta che avete fatto, il «progetto Faro» è totalmente auto finanziato. Questo ci consente di operare nel pieno rispetto della nostra autonomia senza quei compromessi che, spesso, inficiano la riuscita stessa di un intervento così delicato come il nostro.

Ancora grazie, a voi e al gruppo Lunelli.

Raffaele K. Salinari è presidente Terre des Hommes

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