Torno ancora sulla vicenda dell’ex panificio militare-cantiere esselunga, perché mi sembra paradigmatica di come funziona la cosa pubblica in questo paese, perfino nelle regioni e nelle città (ex) rosse della (ex) buona amministrazione.
Dal sito di Novaradio, la radio dell’Arci fiorentina (i corsivi sono mie aggiunte):
https://www.novaradio.info/2024/02/20/crollo-esselunga-in-via-mariti-storia-di-un-cantiere-mai-voluto-dai-residenti-e-di-occasioni-mancate-per-il-comune-ascolta/
“Fateci un parco. Ci abbiamo sempre voluto un parco”: è lo striscione che qualcuno ha attaccato nei giorni scorsi nei pressi del cantiere Esselunga in cui venerdì sono morti 5 operai e tre sono rimasti feriti. E che racconta molto di un’operazione urbanistiche che in quell’area occupata dal Panificio Militare il quartiere di Rifredi-Ponte di Mezzo non ha mai voluto. “E anche di occasioni perdute del Comune nell’esercitare il proprio ruolo di indirizzo e pianificazione” racconta a Novaradio Nikla Gelli del Comitato ex Panificio Militare (Coexpami).
La storia è lunga. I primi progetti di uso pubblico e a verde di quello che era l’ex Panificio Militare sono del 2005 ma con la dismissione dal demanio il Comune
(giunta del sindaco Domenici, personaggio che ha accompagnato tutti i passaggi dal PCI al PDS, dai DS al PD, travolto da eccessiva prossimità con grandi speculazioni immobiliari come l’affare Fondiaria-Ligresti nella piana di Castello a nord ovest di Firenze, da vicende giudiziarie controverse e dalla pirateria politica del suo successore Renzi)
non esercita l’opzione di acquisto e si fa avanti i progetto della Baldassini-Tognozzi-Pontello di una vera e propria colata di cemento (75 mila metri quadrati di appartamenti e una torre di 45 metri), contro cui si mobilitano i cittadini costituitisi nel Coexpami, che bloccano più volte le ruspe e chiedono la realizzazione di spazi ad uso pubblico e giardini. Dopo essere travolta dalla inchieste della “urbanistica concertata” e del “sistema gelatinoso”, la BTP perde interesse. Ancora una volta il Comune perde l’occasione per esercitare ruolo di pianificazione, e nel 2013 c’è la cessione a Esselunga che propone alla giunta Renzi
(ecco che entra in gioco direttamente il Deus ex machina della politica fiorentina e poi nazionale di quegli anni. Da vecchia volpe DC fa approvare una variante al PRG, piano regolatore generale, secondo cui è consentito il cambio di destinazione d’uso su una ventina di grandi aree, compresa naturalmente quella dell’ex panificio, una vera manna per i proprietari dei fondi e la speculazione immobiliare)
un mega centro commerciale. Ancora una volta il Comitato si mobilita, contestando le scelte urbanistiche e di progetto: alla fine Esselunga e Comune (giunta Nardella, successore di Renzi) si accordano per la revisione del progetto. I cittadini ottengono il dimezzamento dei volumi costruiti, il mantenimento ad uso pubblico della metà dell’area, realizzazione di verde pubblico, viabilità ciclabile e uso per i residenti dei futuri parcheggi interrati : “Una mezza vittoria, sicuramente il male minore”. E adesso? “Il cantiere sarà fermo a lungo, se ci fosse la volontà politica il progetto potrebbe cambiare” dice Gelli, senza mostrare però troppe speranze.
Comunque un gruppo di cittadini, che nei giorni scorsi ha dato vita ad una manifestazione spontanea in via Mariti, sta creando un nuovo comitato che sarà tenuto a battesimo domenica prossima in un’assemblea pubblica.