Sarebbe bello e pure utile indire un referendum sul seguente quesito. Secondo voi la sofferenza è riparatrice? Il punto sta proprio qui, è inutile girarci tanto intorno. Abbiamo i mezzi per rendere le mura carcerarie luoghi normali, abbiamo la conoscenze per mantenere formato l’intero personale che lavora all’interno e all’estero delle mura. Abbiamo la capacità di essere una società inclusiva nei confronti di tutti eppure non lo siamo. Nel libro Il Direttore 40 anni di carcere di Mauro Pagano, viene mostrato cosa si può fare già adesso con le attuali leggi, anzi cosa si dovrebbe fare adesso per rispettare le attuali leggi, eppure quello che non è stato fatto, non è diventata prassi. Anche qui,… e basta incolpare la polizia penitenziaria, i direttori, l’area educativa, sanitaria e tanti altri ancora. Sembra di sentire le critiche al PD. Colpe nelle categorie suddette c’è ne sono, ma il punto è che la società deve decidere: o pensa che la sofferenza sia riparatrice e quindi è già “cara grazia” così, oppure, se ne fa, in modo responsabile, carico. Farsene carico vuol dire più soldi per… Edilizia penitenziaria, sensibile riduzione di orario e aumento di stipendio per il personale coinvolto, formazione, gratuita e obbligatoria continua per tutto il personale coinvolto, facilitazione per un reale inserimento, vedi casa e reddito minimo, per le persone che escono a fine pena, supporto economico e psicologico ai famigliari delle persone detenute. Capisco che è poco popolare, ma prima o poi bisogna smettere di essere ipocriti (vedi la posizione del M5S sullo sconto di pena, che seppur non sia una soluzione al problema è comunque quello che oggi non solo si può fare, ma che si dovrebbe essere tenuti a fare)