Cinque cerchi e martello
Recentemente, a Losanna, il Comitato olimpico internazionale (Cio) ha assegnato a Parigi e Los Angeles le Olimpiadi del 2024 e del 2028. Per entrambe le sedi prescelte si tratterà di una terza volta: la capitale francese le ospitò infatti nel 1904 e nel 1924, mentre l’onore/onere organizzativo era toccato alla Città degli Angeli nel 1984 e prima ancora nel 1932. In verità, quelli disputati a L.A. nel 1932 non furono i soli Giochi tenutisi quell’anno. Questa è la storia delle «altre» Olimpiadi.
VERSO LA FINE DEGLI ANNI ‘20, il presidente americano Herbert Hoover aveva dichiarato pomposamente che gli Usa erano sul punto di conseguire il definitivo trionfo sulla povertà. Poco tempo dopo, il «martedì nero» di Wall Street e il tracollo dei corsi azionari portarono al collasso l’economia reale. La produzione industriale scese della metà e la quota dei disoccupati superò la cifra di 15 o forse 20 milioni, pari a un quarto o un terzo della forza lavoro. La Grande Depressione distrusse la vita delle persone e, agli occhi di molti, la ribellione divenne la sola possibilità: scioperi, occupazioni, marce di protesta, auto-gestione di imprese e altre forme di contestazione dilagarono nelle famose megalopoli e nei centri urbani minori.
ALLA TESTA DELLE AGITAZIONI si pose l’esile ma battagliero Partito comunista americano (Pca), che negli anni ‘30 accolse nelle proprie file oltre un milione di iscritti, anche se mai più di centomila in un dato momento del decennio. Compatto e motivato, il Pca riuscì a mobilitare un numero di persone spropositato se comparato alla sua effettiva consistenza e a un certo punto si pose un obiettivo più grande: attirare nella propria orbita le migliaia di lavoratori non ancora pronti per la militanza, mettere in connessione il radicalismo politico e la cultura popolare. Per farlo, i leader comunisti lanciarono l’idea delle Contro-Olimpiadi, da tenere a Chicago, la città dove il Pca era stato fondato
I CONTRO-GIOCHI si posero tre obiettivi principali: contestare l’impostazione elitaria dello sport tradizionale, contraria alla diffusione di massa dei benefici dell’attività atletica; promuovere l’emancipazione dei neri e porre fine alla segregazione razziale nello sport; spezzare il bando sportivo che colpiva l’Unione sovietica, mai invitata alle rassegne olimpiche nonostante il Cio sbandierasse la presunta neutralità politica dello sport.
UN QUARTO PROPOSITO intendeva attirare l’attenzione sull’ingiusta detenzione di Tom Mooney, un sindacalista condannato a 20 anni di galera per un attentato dinamitardo a San Francisco, sulla base di prove largamente inesistenti e per la cui liberazione si era mossa anche l’opinione pubblica svedese.
Prevedibilmente, l’organizzazione incontrò numerosi ostacoli, a partire dalla sede delle gare, fino a che, con qualche meraviglia, il vertice del Pca si accordò con l’Università di Chicago, edificata sulle cospicue fortune del super-petroliere John D. Rockfeller, il quale non ritenne di opporsi a una manifestazione tenuta a battesimo da un partito fortemente anti-capitalista, una volta ricevuta l’assicurazione che alla rassegna non sarebbero state vendute bevande alcoliche.
ALTRE COMPLICAZIONI vennero dal rifiuto di molte città di mettere a disposizione gratuitamente le piste o le palestre scolastiche per consentire ai lavoratori-atleti di allenarsi durante la vigilia, o di competere per le qualificazioni.
Esiziale fu poi la risoluta opposizione della federazione statunitense di atletica, la quale promise il bando a vita agli atleti che avessero gareggiato ai Contro-Giochi. Né furono di alcun aiuto la stampa o gli organi di informazione in generale, che stesero un velo di censura o disinteresse sulle notizie riguardanti la manifestazione dell’Illinois.
L’AUSPICATO internazionalismo delle Contro-Olimpiadi, quale trasposizione sportiva dell’invocazione marxiana all’unità del proletariato mondiale, fu invece frustrato dalle manovre del Dipartimento di Stato, che rifiutò il visto a cinque concorrenti provenienti dall’Urss e a uno in arrivo dalla Germania. La babele dei linguaggi fu peraltro garantita dalla netta prevalenza degli immigrati nei ranghi del Pca e di conseguenza fra gli atleti iscritti, i quali provenivano per lo più da paesi come Finlandia, Russia, Lituania, Jugoslavia, Bulgaria e Germania.
LE CONTRO-OLIMPIADI si aprirono il 28 luglio 1932 e fu subito chiaro che sarebbero state un mezzo fallimento. Benché il costo del biglietto fosse di soli 25 centesimi, non più di duemila persone assistettero alle gare, cui presero parte circa 300 concorrenti in luogo dei mille che erano stati annunciati. Il programma fu drasticamente ridotto per le discipline di atletica leggera, ginnastica, boxe, lotta e calcio, mentre i vuoti furono riempiti da cori rivoluzionari ed esibizioni artistiche. Né beneficiò della pubblicità a suo favore Tom Mooney, che fu infine graziato solo nel 1939 dal nuovo governatore della California.
L’unico successo che la kermesse di Chicago poté sbandierare fu di aver visto la partecipazione di un centinaio di afro-americani, laddove alle Olimpiadi ufficiali di Los Angeles ne concorsero appena quattro.
L’INSUCCESSO dei Giochi dei lavoratori rispecchiò in ultima istanza la marginalità del Pca nel panorama politico-sociale americano. I comunisti riuscivano a mobilitare, talvolta anche massicciamente, gli operai sui temi delle condizioni d’impiego, ma altra cosa era incidere significativamente sulla collettività. Tale irrilevanza era in primo luogo dovuta alla dura repressione degli apparati dello Stato, come si vide nelle principali agitazioni di quegli anni, molte conclusesi con diverse vittime fra gli scioperanti e gli attivisti.
Un’altra fondata ragione era la già citata composizione etnica dei militanti comunisti, in larghissima maggioranza europei di recentissima immigrazione, con poca conoscenza della lingua, dei costumi e delle abitudini del paese dove erano andati a vivere. Questa condizione di alterità culturale impedì ai comunisti di penetrare più a fondo nella società americana, un cui tratto saliente stava diventando proprio lo sport.
NONOSTANTE LA LODEVOLE, ma alla fine velleitaria, iniziativa delle Contro-Olimpiadi, i comunisti ritenevano che lo sport fosse un mero diversivo per distogliere le masse dai ben altrimenti cruciali problemi del salario e della disoccupazione – lo stesso organo di stampa del Pca, il Daily worker, tradì il dogmatismo del partito snobbando i Contro-Giochi con una copertura appena intermittente.
PER CAPIRE CHE LO SPORT era diventato un fattore importante anche per la classe lavoratrice, che sarebbe stato assai di aiuto, a fini propagandistici, interpretare e mettere in trasparenza la tensione esistente fra lo sport da una parte e la società e la politica dall’altra, sarebbe stato necessario un approccio assai più moderno e dinamico, che le aspre contrapposizioni ideologiche di allora non potevano garantire.
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