Alias Domenica
Clerici, il medianico a rimpiattino con le epoche
A Roma, GNAM, "Fabrizio Clerici. L'atlante del meraviglioso", a cura di Giulia Tulino Un matrimonio curioso fra bizzarria e conoscenza, quello dell'artista: i cui rebus figurati in dialogo con la mitologia e l’archeologia, con i "mirabilia" e le tavole tipologiche, sono surrealisti ma "sui generis"
Fabrizio Clerici, "La XXV ora", 1968, olio su tavola
A Roma, GNAM, "Fabrizio Clerici. L'atlante del meraviglioso", a cura di Giulia Tulino Un matrimonio curioso fra bizzarria e conoscenza, quello dell'artista: i cui rebus figurati in dialogo con la mitologia e l’archeologia, con i "mirabilia" e le tavole tipologiche, sono surrealisti ma "sui generis"
Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 11 settembre 2022
Tommaso MozzatiROMA
Fabrizio Clerici ritratto da Leonor Fini nel 1952 «Dieci giugno: acquisto Fetal. Verso Thos, in località Zeyve, dopo Kemer a destra e poi a sinistra. Le due case del guardiano si chiamano Castello. Tombe rupestri, tombe licie, acquedotto, terme (rinfrescata nel corso d’acqua), teatro sepolto nella foresta. Non hai fotografato due serpenti che bevono in un bicchiere. Colazione con pane iufkà (…). Siesta dal sultano sul terrazzo sospeso all’albero, su materassini modelli Alì Babà. (…) Tu a pezzi, io al cinema (un Robin Hood dell’Anatolia). Atatürk al neon!». No, non si è deciso di confrontare il lettore col testo inedito...