Coppa del mondo, emisferi a confronto
Rugby DUE SERATE per decidere quali, tra le quattro squadre che i pronostici davano per favorite per la vittoria in questa decima edizione della William Webb Ellis Cup, potranno proseguire il loro cammino verso la finale del 28 ottobre.
Rugby DUE SERATE per decidere quali, tra le quattro squadre che i pronostici davano per favorite per la vittoria in questa decima edizione della William Webb Ellis Cup, potranno proseguire il loro cammino verso la finale del 28 ottobre.
Tonight’s the night, stanotte è la notte, la notte di Parigi. Irlanda-Nuova Zelanda, sabato sera. Poi, domenica, Francia-Sudafrica. Sempre lì, allo Stade de France che per l’occasione sarà blindato, filtrato, sorvegliatissimo. Nessuno ha dimenticato quella sera del 13 novembre 2015, quando tre terroristi legati all’Isis, dopo aver tentato più volte di entrare dentro l’impianto dove era appena cominciata l’amichevole di calcio tra Francia e Germania, si fecero esplodere davanti allo stadio. Dentro sarebbe stata un’immane strage ma fuori, a partita iniziata e con le strade svuotate, morì un solo passante oltre ai kamikaze. Pochi minuti dopo, nell’undicesimo arrondissement di Parigi, si scatenò l’inferno. Dentro il Bataclan, sui marciapiedi e nei bistrot, morirono altre 130 persone. Chissà quanti tra gli ottantamila che sabato e domenica si recheranno a Saint Denis, nella periferia nord, un luogo piuttosto scomodo da raggiungere, ripenseranno a quella tragica notte di otto anni fa, quante inquietudini attraverseranno le bellissime tribune, fino a che punto i venti di guerra soffieranno sullo Stade de France.
DUE SERATE per decidere quali, tra le quattro squadre che i pronostici davano per favorite per la vittoria in questa decima edizione della William Webb Ellis Cup, potranno proseguire il loro cammino verso la finale del 28 ottobre. In molti avrebbero preferito che questi due match coincidessero con le semifinali ma maledetto fu il sorteggio che le collocò tutte in due gironi contigui, per poi farle incrociare già nei quarti. La classifica del ranking colloca nell’ordine Irlanda, Francia, Sudafrica, Nuova Zelanda, prime quattro nazioni del mondo in base ai risultati di queste ultime stagioni. Molti scommetteranno tenendo conto di questa graduatoria ma tutti sanno che una volta sul campo le classifiche di merito conteranno assai poco, che le distanze sono brevi e le differenze sottili, e a decidere tutto potrebbe essere un singolo errore o l’indisciplina o un piano tattico non azzeccato. O un gesto, un’individualità: sarà pure uno sport di squadra, il rugby, ma i singoli contano eccome.
DUE EMISFERI a confronto, quello boreale e quello australe e quest’ultimo ha avuto la meglio otto volte su nove. Del resto ci sono centocinquant’anni di storia rugbistica a certificare questo predominio del Sud sull’altra metà del globo dedita alla palla ovale. Questa volta no, questa volta tira aria di un bel sottosopra, con l’Europa pronta a rovesciare i rapporti di forza, cosa peraltro già avvenuta da un paio di stagioni a questa parte. Il fatto che a posizionarsi così in alto siano la Francia, che il gioco lo importò qualche decennio dopo la sua invenzione, e l’Irlanda, unica delle quattro home nations che è riuscita a svincolarsi dal dominio di Londra e a rendersi indipendente nel 1921, ha un sapore lievemente beffardo nei confronti degli inglesi che il rugby hanno inventato, cosa di cui vanno giustamente fieri.
Eppure l’Inghilterra c’è, è in corsa. Domenica pomeriggio il XV della Rosa sfiderà Figi a Marsiglia con buone possibilità di accedere in semifinale, anche se tutto il mondo tiferà contro (anche i gallesi e gli scozzesi) e sebbene ad agosto i figiani abbiano strapazzato gli inglesi al Twickenham. Nel caso troveranno poi la Francia o il Sudafrica. L’altro quarto in programma sabato pomeriggio a Marsiglia è Galles-Argentina, con i dragoni che partono favoriti ma di poco: i pumas sanno sempre compiere l’impresa. L’Irlanda è determinatissima. Deve sfatare la maledizione che l’ha sempre vista sconfitta una volta approdata ai quarti e lo fa con una squadra forte, sperimentata, con un impianto di gioco ben riconoscibile che ha nel predominio nei breakdown il suo punto forte. Jonathan Sexton, che dopo i mondiali chiuderà la sua carriera internazionale, è il suo faro: ha 38 anni e mille cicatrici ma è ancora il più geniale mediano di apertura in circolazione. I suoi compagni lo dovranno proteggere, salvaguardare dall’aggressività dei difensori neozelandesi. Ma è tutta l’Irlanda a essere consapevole di essere di fronte a un’occasione unica, forse irripetibile: è una squadra matura, con molti giocatori sopra i trent’anni giunti all’apice di un ciclo che va ora suggellato con il più ambito dei trofei.
GLI ALL BLACKS paiono procedere un po’ a fari spenti nella notte. Per una volta non sono favoriti e questo li rende oltremodo pericolosi. Per tutto il resto si comportano da All Blacks: Mark Tele’a, ala elusiva, giocatore spettacolare e spesso decisivo, non sarà della partita. Dopo una libera uscita si è presentato in albergo molte ore dopo il coprifuoco e per lui è scattata la punizione: non sarà in campo e nemmeno tra le riserve. Gli All Blacks sono fatti così. Ci saranno tutti e tre i fratelli Barrett: Beauden estremo, Jordie centro, Scott seconda linea. Tre giocatori fantastici. La Nuova Zelanda è talmente forte che può confinare in panchina il sulfureo Damian McKenzie e concedere a Sam Whitelock, il giocatore con più presenze in assoluto con la maglia dei tuttineri, niente di più che un ingresso a partita inoltrata. Per la sfida con gli Springboks la Francia azzarda la sua carta più preziosa. Antoine Dupont dentro dal primo minuto. Venti giorni fa il mediano di mischia si è rotto lo zigomo in un impatto di gioco e si è temuto che il suo mondiale fosse finito lì. Domenica sarà regolarmente in campo contro una squadra che fa dell’aggressività (talora ai limiti dell’intimidazione) e della potenza fisica dei suoi giocatori il proprio tratto distintivo. Che partita sarà questa sfida tra i sudafricani, campioni in carica, e i francesi padroni di casa, tre volte finalisti ma mai sul gradino più alto? Sarà una sfida fisica, terribilmente fisica, perché se gli Springboks sono temibili nei punti di incontro i coqs non sono da meno e la loro terza linea (Jelonch-Ollivon-Aldritt) ha fatto fin qui sfaceli. Si andrà allo sfinimento delle energie ma i sudafricani faranno bene a tenere a bada la loro esuberanza e a non concedere troppi falli agli avversari. Di là c’è Tomas Ramos e il suo piede che non sbaglia praticamente mai un calcio dalla piazzola; di qua c’è Manie Libbok, molto meno preciso nel centrare i pali. Se la partita si dovesse decidere a colpi di penalty, il vantaggio dei bleus è netto.
Tonight’s the night e buon rugby.
Sabato: Argentina-Galles (Sky Sport 1 e RAI Sport HD, 17:00), Irlanda-Nuova Zelanda (Sky Sport 1 e RAI Sport HD, 21:00).
Domenica: Figi-Inghilterra (Sky Sport 1 e RAI Sport HD, 17:00), Francia-Sudafrica (Sky Sport 1 e RAI Sport HD, 21:00)
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