Alias
«Così sono scampata ai campi di sterminio»
Intervista L'esperienza sconvolgente di Miriam Lewin, giornalista e scrittrice argentina. «Ogni mercoledì c'era chi partiva per 'il trasferimento': per i voli della morte. A noi, però, veniva detto che sarebbero andati in una fattoria della Patagonia per essere 'recuperati'. Ci credevamo, non potevamo ammettere tutto quell’orrore»
Miriam Lewin, nel luogo di detenzione
Intervista L'esperienza sconvolgente di Miriam Lewin, giornalista e scrittrice argentina. «Ogni mercoledì c'era chi partiva per 'il trasferimento': per i voli della morte. A noi, però, veniva detto che sarebbero andati in una fattoria della Patagonia per essere 'recuperati'. Ci credevamo, non potevamo ammettere tutto quell’orrore»
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 27 maggio 2017
«Sono stata detenuta in due centri di tortura clandestini in Argentina, a Virrey Cevallo, gestito dall’Aviazione e all’Esma, gestito dalla Marina. E sono sopravvissuta». La voce è ferma, lo sguardo azzurro e profondo di chi ha guardato in faccia la vita. Miriam Lewin, 59 anni, oggi giornalista e scrittrice, avrebbe potuto essere una dei 30.000 desaparecidos della dittatura argentina, che ha insanguinato il paese tra il 1976 e il 1983. Invece è ancora viva. Nei suoi tanti libri, ha rivisitato quelle pagine oscure consegnandole al presente. Putas y guerrilleras è uno dei libri più sconvolgenti, racconta il ricatto (e il...