Cultura
Cronache criminali da una città in transizione
SCAFFALE Girolamo De Michele racconta Taranto in «Le cose innominabili». Tra noir e pamphlet emerge la fragilità dei singoli a immaginare vie d’uscita alla crisi
Un’opera della fotografa Lori Nix
SCAFFALE Girolamo De Michele racconta Taranto in «Le cose innominabili». Tra noir e pamphlet emerge la fragilità dei singoli a immaginare vie d’uscita alla crisi
Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 9 novembre 2019
Una città, Taranto, sulla quale incombe la fabbrica, che tutto plasma, che tutto determina. È sinonimo, il mostro di ferro, di cemento, fuliggine e polveri sottili, lavoro, coscienza operaia, memoria del conflitto di classe e del mondo desiderato di libertà che non è mai sceso in terra. È soprattutto diventata l’Ilva, rappresentazione «vivente» di devastazione ambientale, di tumori, di giovani vite cancellate da qualche malattia, di morte. Anche dopo l’annuncio dell’indiana Mittal di sfilarsi dagli accordi sottoscritti con un governo in bilico, tra complicità e indifferenza verso vecchi e nuovi padroni. E che al duro lavoro di progettazione di riconversione...