Dal campionato ai Mondiali fiorisce l’infortunio
Calcio Troppi gli impegni settimanali, non viene rispettata la salute degli atleti. Ma manca una forte presa di posizione
Calcio Troppi gli impegni settimanali, non viene rispettata la salute degli atleti. Ma manca una forte presa di posizione
I Mondiali arabi sono dietro l’angolo e il calendario iper-compresso moltiplica gli infortuni, anche in Serie A. A poco più di un mese al via della Coppa del Mondo in Qatar che ha fatto vendere quasi tre milioni di biglietti per le partite (fonte Fifa) i top club del campionato italiano si ritrovano con l’organico dimezzato. Noie muscolari, atleti che si infortunano, rientrano in fretta e poi tornano ai box. Da Di Maria a Dybala che rischiano di veder svanire la loro presenza affianco a Messi nell’Argentina, poi Lukaku fuori da settimane all’Inter, Osimhen (la Nigeria non sarà presente ai Mondiali) ora rientrato nel Napoli, Anguissa (Napoli), poi Bremer, prima ancora Maignan del Milan e Brozovic dell’Inter. Su tutti, il caso Pogba: la Juventus non ha mai potuto contare sul francese, che ha rifiutato di sottoporsi a un intervento chirurgico risolutivo per non perdere i Mondiali, scegliendo l’opzione-riposo per il ginocchio.
L’ULTIMO infortunato illustre è Ciro Immobile, attaccante della Lazio, che rimetterà gli scarpini nel 2023. Insomma, c’è la conta in infermeria ogni tre giorni, non c’è tempo per recuperare, per allenarsi, gestire la fatica, lo stress fisico e mentale.
E per arrivare alla finestra Mondiali, che manderà in ferie la Serie A per un mese e mezzo, con l’Italia assente alla competizione, sono in programma quattro-cinque settimane con partite ogni 72 ore, tra campionato, coppe europee, coppe nazionali. La situazione è identica in altri paesi, in Premier League c’è il colombiano Luis Diaz del Liverpool che resterà fuori fino al nuovo anno e così Marco Reus del Borussia Dortmund.
IL TOUR de force per chiudere la fase a gironi delle coppe europee e portare a compimento una fetta dei campionati durerà fino a poco prima della metà di novembre, poi una settimana con le nazionali e si parte con i Mondiali. Intanto si perdono pezzi in un flipper impazzito che pare non tener alcun conto del corpo degli atleti.
Il posizionamento dei Mondiali qatarioti in inverno è solo l’ultimo colpo di pennello su un calendario che è divenuto insostenibile. Certo, produce dividendi per tutti. Per i calciatori, che si siedono al tavolo reclamando ingaggi da favola poiché restano gli attori principali del giochino. Ma non mancano gli introiti per i club, in questo caso per gli organizzatori dei Mondiali arabi e per i munifici sponsor che ora in Qatar passeranno all’incasso. Quindi, finché non ci saranno prese di posizioni incisive le novità saranno poche. Solo Jurgen Klopp si è esposto pubblicamente contro la collocazione invernale dei Mondiali, mentre un totem come Leo Messi si è limitato a evidenziare la sequela di infortuni nella prima parte della stagione. Troppo poco per cambiare le cose.
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