Dalla voragine del carcere vi racconto del nostro abbandono
Carcere Il dibattito sulla detenzione lo seguiamo anche da qui, dalla tv. Hanno vinto le idee di vendetta e punizione perché soddisfano meglio gli istinti della piazza
Carcere Il dibattito sulla detenzione lo seguiamo anche da qui, dalla tv. Hanno vinto le idee di vendetta e punizione perché soddisfano meglio gli istinti della piazza
Nella parte finale dell’articolo di Luigi Travaglia c’è un aspetto fondamentale che ci dovrebbe far necessariamente riflettere, ed è la seconda carcerazione. La seconda carcerazione è quella che ti tiene rinchiuso nel personaggio “delinquente” ed è la detenzione anti costituzionale per eccellenza . Se la prima carcerazione è palesemente evidente, perché costituita dalle carceri vere e proprie, dai luoghi di misura alternative (comunità, affido ecc), dalle regole, dalle persone ristrette, dalle persone libere, dal personale dipendente della istituzione, dal personale del terzo settore e dai nuclei di parentela. La seconda carcerazione è insidiosa perché apparentemente sembra non esistere, sembra che nessuno o nessuna “cosa” la generi se non la persona stessa che ne sperimenta le catene. L’alimentare quotidiano del senso di colpa (soprattutto verso il proprio nucleo parentelare), della ripetuta e costante negazione da parte della società all’appartenenza di diritto alla sociale “civile” ecc, creano nell’individuo il dubbio di essere intrinsicamente sbagliato. Questo dubbio, che è la base per la negazione di un possibile cambiamento, impedisce alla persona ristrette il reinserimento da pari tra pari ritenendosi indegno, lasciando aperta solo l’illusorio reinserimento come reietto. Ed é questo il vero atto vendicativo di una società che, in questo modo, si autoassolve dalle proprie responsabilità. Come se le persone ristrette fossero marziani o colpite da uno strano virus, come se la società stessa non avesse creato prima cause e condizioni per poi negare le proprie responsabilità alludendo ad fisiologico “difetto di fabbrica” se non, oggi molto di moda, ad una appartenenza culturale inferiore. La riflessione a cui siamo invitati a fare è, se loro sono reclusioni nel personaggio del malavitoso, io in che personaggio sono recluso? E come mi posso liberare dalle catene che mi tengono rinchiuso in questa logica individualista?
Esempio di reclusione in un personaggio: “Penso sia giusto quello che la mia mamma mi diceva ‘ricordati che qualsiasi aspirazione tu abbia puoi fare quello che vuoi ma non dimenticare che la prima deve esser quella di diventare mamma, dobbiamo fare in modo che essere madri possa diventare cool per le diciottenni di oggi”