Visioni
Danielle Arbid, il racconto della guerra nel sentimento del vissuto quotidiano
Intervista Conversazione con la regista libanese, protagonista del festival «Hors Pistes» al Pompidou di Parigi. La ricerca di una memoria collettiva, l’autobiografia, il desiderio di spiazzare le etichette di ogni genere
Danielle Arbid – foto di JM Lohmer
Intervista Conversazione con la regista libanese, protagonista del festival «Hors Pistes» al Pompidou di Parigi. La ricerca di una memoria collettiva, l’autobiografia, il desiderio di spiazzare le etichette di ogni genere
Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 24 gennaio 2023
«Mi piace creare confusione, e non sopporto le etichette, specie quella di ‘regista, donna, mediorientale’ che nonostante tutto continuano a incollarmi addosso». Si racconta così Danielle Arbid, regista e artista nata a Beirut e arrivata in Francia a diciotto anni fuggendo dalla guerra civile che devastava il suo Paese. Un vissuto presente nei suoi film senza mai diventarne l’unico il solo tema. Anzi il sentimento del conflitto se attraversa la sua poetica è sempre tra situazioni e riferimenti diversi, e quando il racconto è autobiografico come in Dans le champs de bataille (2004), l’esperienza di una ragazzina di dodici anni...