Italia
Dieci minuti dal carcere
La fila, la scheda, l’attesa, le emozioni e la paura degli squilli a vuoto, il fischio che annuncia la fine. Storia delle telefonate dei detenuti. Sempre troppo poche, quattro o sei al mese che siano
Carcere di Regina Coeli – foto GettyImages
La fila, la scheda, l’attesa, le emozioni e la paura degli squilli a vuoto, il fischio che annuncia la fine. Storia delle telefonate dei detenuti. Sempre troppo poche, quattro o sei al mese che siano
Pubblicato 4 mesi faEdizione del 9 agosto 2024
Un fotogramma da «Suits. Accounts Payable» Per ogni piano della sezione a metà corridoio c’è una piccola stanza angusta e sporca: è la stanza delle telefonate. Dentro c’è uno sgabello, un tavolo bianco di plastica e un telefono fisso, un vecchio apparecchio dove i numeri sono spariti dai tasti, consumati dalle dita dei detenuti. La telefonata è un momento speciale al quale nessun detenuto vuole rinunciare, chi rinuncia è perché non ha nessuno da chiamare e vive in solitudine sia dentro che fuori. Di fronte alla stanza del telefono, dall’altro lato del corridoio, c’è una finestra a quattro ante, dove...