Ripropongo la lettura di un articolo di Luigi De Biase pubblicato nel giugno scorso sul manifesto.
https://ilmanifesto.it/lascesa-di-elvira-nabiullina-e-lombra-della-successione-allo-zar-putin/r/cwupriwHvTwoAnNK-6PT2
Dove viene messa in luce la figura emergente di Elvira Nabiullina, dal 2013 alla guida della banca centrale russa. Riconosciuta a livello internazionale come valente economista, può vantare una gestione del rublo che, a dispetto delle sanzioni occidentali e delle previsioni interessate, ne ha rinforzato il valore ed ha permesso all’economia della Federazione di reggere, limitando i danni ad una contrazione di poco superiore al 2% del PIL. Mentre le economie occidentali e soprattutto europee stanno rischiando una grave recessione.
Ma quello che Luigi De Biase metteva in evidenza sette mesi fa, era il possibile ruolo politico antagonista rispetto a Putin, basandosi sulle parole pronunciate al Forum di San Pietroburgo dalla governatrice della banca centrale:
“il Pil è un indice efficace per capire come si muove l’economia, ma la cosa più importante è il livello di benessere dei cittadini, anche perché la distribuzione della ricchezza in Russia resta un tema scottante”
Ecco, la contraddizione principale dell’economia e della società russe, un paese enorme, con grandi risorse naturali poco sfruttate, un PIL tra i primi dieci del mondo, ma che non riesce a distribuire la ricchezza prodotta in modo adeguato tra i propri pur scarsi cittadini, tanto che il reddito procapite si attesta intorno al 60° posto.
Questo il principale punto di debolezza dello czar Vladimir Putin, sul quale puntano le politiche aggressive degli Usa e della Nato, tendenti nel breve medio periodo a sfiancare in un prolungato sforzo bellico ed economico la resistenza della società russa e a mettere quindi in discussione il regime stesso.
Penso pertanto che il conflitto in atto verrà prolungato, mantenendo un sostanziale equilibrio fra i due contendenti. Come si è già visto, ogni volta che le sorti della guerra sembrano volgere a favore della Russia, Zelensky chiede nuovi e più potenti armamenti e gli Usa e la Nato, pur con qualche “mal di panzer’” (titolo nella grande tradizione del manifesto!), glieli concedono.
Con sempre maggiori rischi di escalation bellica e perfino nucleare.