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Elena Švarc, esiti barocchi per versi fatti di carne degli angeli

Elena Švarc, esiti barocchi per versi fatti di carne degli angeliAleksandr Petrov, «Autunno», 1951

Poesia russa Sullo sfondo stralunato di Leningrado, le liriche di Elena Svarc restituiscono la propensione metafisica di una scrittura attratta dall’ossimoro: «Mattino della seconda neve», da Bompiani

Pubblicato più di un anno faEdizione del 7 maggio 2023
Ricostruendo uno dei primi, sfortunati tentativi di pubblicare le proprie poesie alla fine degli anni Sessanta, Elena Švarc ricordava come la redazione dell’almanacco «Den’ poezii» sarebbe stata anche disposta ad accettarne tre, a patto però che l’autrice, allora diciottenne, sostituisse la parola duša (“anima”) con un altro bisillabo dall’aura «meno spirituale». Benché un amico poeta più anziano, Aleksandr Kušner, la scongiurasse di accondiscendere alla richiesta per non pregiudicarsi la possibilità di una rosea carriera, la liceale ribelle oppose un fiero rifiuto. Al di là della sua effettiva veridicità, l’aneddoto è emblematico della tendenza della poetessa di Leningrado, morta nel 2010...

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