Cultura
Esodo della scrittura e forza della lingua
MAPPE UNGHERESI L’attesa traduzione de «L’ultimo rifugio» di Imre Kertész per Bompiani. Le contraddizioni, il dramma di Auschwitz, la malinconia e l’esilio berlinese. «Mi ha accompagnato ininterrottamente l’impressione di essere un impostore». «Probabilmente tutto quello che ho creato non ha alcun senso: chi legge in ungherese?»
Szilard Cseke, "We were little in France, but will be nothing in Romania" (2010) – Ani Molnar Gallery
MAPPE UNGHERESI L’attesa traduzione de «L’ultimo rifugio» di Imre Kertész per Bompiani. Le contraddizioni, il dramma di Auschwitz, la malinconia e l’esilio berlinese. «Mi ha accompagnato ininterrottamente l’impressione di essere un impostore». «Probabilmente tutto quello che ho creato non ha alcun senso: chi legge in ungherese?»
Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 8 dicembre 2016
L’ultimo rifugio di Imre Kertész (1929-2016), pubblicato in italiano nella limpida traduzione di Mariarosaria Sciglitano (Bompiani, pp. 265, euro 20), è il diario di un romanzo non scritto, in cui lo sguardo dello scrittore attraversa due secoli: per noi lettori, incagliati nel presente. Dello scrittore ungherese, premio Nobel per la letteratura nel 2002 a 73 anni con Essere senza destino (1975), sono stati tradotti in italiano anche Fiasco, Liquidazione, Kaddish per il bambino non nato, Storia poliziesca, Dossier K., Diario della galera, Il secolo infelice, Il vessillo britannico, Verbale di polizia (scritto con Péter Esterházy, scomparso pochi mesi fa). IL...