Visioni
Gianfranco Rosi: «Un processo alla Storia sul confine tra vita e inferno»
Venezia 77 Incontro con il regista che ha presentato in concorso «Notturno»: «'La stanza della memoria' nell’orfanotrofio ci mette di fronte all’orrore inflitto dall’Isis agli yazidi attraverso i racconti e i disegni dei bambini»
Gianfranco Rosi – foto di Andrea Avezz/La Biennale di Venezia
Venezia 77 Incontro con il regista che ha presentato in concorso «Notturno»: «'La stanza della memoria' nell’orfanotrofio ci mette di fronte all’orrore inflitto dall’Isis agli yazidi attraverso i racconti e i disegni dei bambini»
Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 9 settembre 2020
Giovanna BrancaVENEZIA
«Il mio film comincia dove finisce il ’titolone’, la breaking news, la notizia da raccontare» dice Gianfranco Rosi di Notturno e delle persone che lo hanno guidato «in un viaggio di tre anni nato dall’impulso, dopo Fuocoammare, «di andare dall’altra parte», da dove vengono in Europa tanti migranti, «e raccontare cosa succede lì». NOTTURNO «perché l’idea iniziale era di girarlo tutto di notte dato che non conoscevo quei luoghi, non parlo la lingua: è come la notte che nasconde le cose e l’occhio ha bisogno di tempo per cominciare a distinguere i loro contorni nell’oscurità». Il punto di partenza, spiega...