Graciela Iturbide, Desierto de Sonora, México, 1979 (courtesy l'artista e Fondation Cartier pour l’art contemporain)
Alias
Graciela Iturbide, scatti rituali
Intervista L'artista presenta le fotografie di «Heliotropo 37», in mostra alla Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi (fino al 29 maggio)
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 19 marzo 2022
Manuela De LeonardisPARIGI
È un privilegio entrare nel mondo visionario di Graciela Iturbide (Città del Messico 1942) dove la teatralità dei rituali non è mai un’affermazione perentoria. Lo sguardo non cambia quando la fotografa messicana è con gli indiani Seri nel deserto di Sonora, tra i cactus nel giardino botanico di Oaxaca o a Roma, Los Angeles, Jaipur. Il suo modo di vivere e condividere il momento è intimamente connesso con l’idea di un tempo dilatato. Quanto alle fotografie, non sono mai costruite, come è evidente nella mostra «Heliotropo 37» (a cura di Alexis Fabry con Marie Perennès) alla Fondation Cartier pour l’art...