Internazionale
Guantanamo d’Africa e guerra psicologica, i Saharawi in gabbia
Intervista Mohamed Dihani, in fuga dalle persecuzioni marocchine e giunto in Italia con l’aiuto di Amnesty, racconta la sua storia di violenze e carcere nel Sahara Occidentale occupato: «Sono stato legato in posizioni inumane e picchiato per settimane. I passi dei secondini che venivano a prendermi significavano la morte ogni volta»
Un veicolo delle forze armate marocchine a Guerguerat, nel Sahara Occidentale occupato – Getty Images
Intervista Mohamed Dihani, in fuga dalle persecuzioni marocchine e giunto in Italia con l’aiuto di Amnesty, racconta la sua storia di violenze e carcere nel Sahara Occidentale occupato: «Sono stato legato in posizioni inumane e picchiato per settimane. I passi dei secondini che venivano a prendermi significavano la morte ogni volta»
Pubblicato 8 mesi faEdizione del 21 marzo 2024
Zemla è un quartiere di El Aaiun, capitale del Sahara Occidentale. Fa parte del centro storico, nella sezione alta dell’abitato, quella più antica e popolare. È storicamente importante per i saharawi, in quanto a Zemla il 17 giugno del 1970 il Tercio, la legione spagnola, represse nel sangue la manifestazione pacifica organizzata dal Movimiento Nacional de Liberación Saharaui. Oltre ad arresti, feriti e morti, scomparve nel nulla Mohamed Bassiri, il leader di quel movimento di indipendenza. ERANO GLI ALBORI della questione autonomista e da allora il barrio ha sempre mantenuto centralità nel tema. Numerosi negli anni sono stati gli attivisti...