Internazionale
I dannati della Libia
Il dolore è scritto sulla pelle, nei corpi, ma il vissuto di chi è stato torturato e violentato nei «mezra», depositi di umanità, in Libia viene fuori a poco a poco, prima negli incubi o con strani disturbi fisici. Cinque anni di storie raccolti all’ospedale di Senigallia
Il dolore è scritto sulla pelle, nei corpi, ma il vissuto di chi è stato torturato e violentato nei «mezra», depositi di umanità, in Libia viene fuori a poco a poco, prima negli incubi o con strani disturbi fisici. Cinque anni di storie raccolti all’ospedale di Senigallia
Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 15 luglio 2018
Quando dall’entrata principale con l’ascensore saliamo al sesto piano, i reparti amministrativi dell’ospedale di Senigallia dove incontro Stefania Pagani sono deserti. Lei è una dottoressa bionda, piccola di statura, e un viso espressivo con grandi occhi castani, l’accento ibrido mescola il tarantino d’origine che circola in quello marchigiano della terra dove si è trasferita da adolescente. NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI come medico legale ha visitato e ascoltato le storie tragiche di più di trecento richiedenti asilo, arrivati dagli Sprar e dai centri di accoglienza (Cas) della Prefettura. Ha visitato soprattutto giovani con meno di trent’anni, donne e uomini, venuti da...