Internazionale
«I miei esodi da Beirut, tracce indelebili di dolore»
Libano Intervista all'islamologa Layla Mustapha Ammar: «I nostri vicini erano sunniti, sciiti, cristiani, armeni, palestinesi. Sotto le bombe ognuno pregava a modo suo, si sentiva la Fatihah da una parte e il segno della croce dall’altra»
Il porto di Beirut raso al suolo – Ap
Libano Intervista all'islamologa Layla Mustapha Ammar: «I nostri vicini erano sunniti, sciiti, cristiani, armeni, palestinesi. Sotto le bombe ognuno pregava a modo suo, si sentiva la Fatihah da una parte e il segno della croce dall’altra»
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 12 agosto 2020
«Spaventata e terrorizzata, non riuscivo neanche a piangere». Nata a Beirut e trapianta a Roma, Layla Mustapha Ammar è islamologa e si occupa di costruzione della identità femminile nel mondo arabo-islamico. Dopo un dottorato sulla presenza della donna nell’opera di Sayyid Qutb, ha preso parte al volume Protagonismo delle donne in terra d’Islam, Appunti per una lettura storico-politica (a cura di Layla Karami e Biancamaria Scarcia Amoretti, Ediesse 2015). Come ha vissuto queste giornate? È accaduto di nuovo, mi dicevo, Beirut è in fiamme, l’apocalisse di un’esplosione nel porto non lontano dal luogo in cui ho vissuto la mia adolescenza,...